[1]La “serenata”, tra i canti montecalvesi, è senz’altro da ritenersi il tipo di composizione più noto; veniva eseguita in diverse circostanze, tra le quali la più frequente era in occasione di quel lungo cerimoniale che portava al matrimonio. Infatti era uso, qualche giorno prima del grande evento, “portare” la serenata alla futura sposa. Tale abitudine, seppur sporadicamente, si ripete ancor oggi. In tempi più remoti, giovani innamorati usavano il canto quale viatico per una dichiarazione d’amore; insieme ad amici, muniti di uno strumento musicale – di solito un organetto – si dirigevano alla casa dell’amata. La serenata veniva eseguita all’esterno dell’abitazione; quasi sempre una finestra o una porta separavano l’innamorato dalla fanciulla desiderata. Questo costume era tanto diffuso che in paese vi erano delle specialiste che, dietro compenso, scrivevano serenate personalizzate. A volte, per adattare lo schema alle circostanze e ai destinatari, se ne variavano la lunghezza e le parole, se non addirittura il motivo, dando così origine a una nuova composizione, e travalicando in tal modo l’obiettivo del mandato ricevuto; e cioè, quello di lanciare messaggi d’amore, e in alcuni casi anche di “sdegno”, qualora i sentimenti dell’innamorato non fossero corrisposti. Il canto è conosciuto in tutti i paesi mediterranei; a Montecalvo conserva la sua originalità, per cui si può affermare che un fraseggio di tipo autoctono sia individuabile sin nell’attacco: “E so’ minutu da Napul’apposta pi ti purtane li suon’a tte.” Continue reading “La “Serenata montecalvese””